LOVE, DANCE AND ROBOTS | Intervista a Cora Gasparotti

LOVE, DANCE AND ROBOTS | Intervista a Cora Gasparotti

CHRONversazioni su arte ed emerging technologies con l* artist* che creano sul campo!

  • membrana-catartica_performance-in-collaborazione-con-osc-innovation LOVE, DANCE AND ROBOTS | Interview with Cora Gasparotti CHRONversations on art and emerging technologies with the artists who create in the field!

Conosci Cora Gasparotti, la prima ospite delle nostre CHRONversazioni che ci parlerà della sua ricerca artistica che naviga tra le realtà in questa intervista!

Una danzatrice, coreografa e ricercatrice che convive e crea con robot e doppi digitali, ha trovato nelle nuove tecnologie un importante alleato, sulle orme dei grandi maestri e teorici della danza. Goditi l'intervista!

Iniziamo con un gioco! Immagina di essere la protagonista di un gioco di ruolo, completamente personalizzabile per nome, aspetto, obiettivi, attitudine e abilità speciali. Ci fai conoscere meglio Cora attraverso questo suo doppio?

Non ho mai giocato a un GDR, ma cercherò di lavorare di fantasia! Probabilmente sarebbe ambientato in un futuro realistico in cui gli esseri umani non riescono ad accettare la convivenza con macchine e avatar, in generale il cambiamento e la presenza di nuove forme di vita. Io mi chiamerei sempre Cora, ma scritto C0R4 (Ci Zero Erre Quattro) e sarei un’umana cresciuta dalle macchine e vissuta tra il mondo reale e il Metaverso, con una grande capacità quindi di comprendere usi e costumi di questi nuovi abitanti del nostro mondo e di empatizzare e comunicare con loro. Lo scopo del gioco sarebbe sicuramente il raggiungimento della pace mediante la collaborazione in qualcosa di molto creativo o addirittura di magico! (forse è più un film che un GDR, ma ho fatto del mio meglio!)

Un tuo ambito di ricerca pone l’arte come tramite tra umano e robot. Mi ha fatto subito venire in mente uno studio di human-robot interaction design (che si può leggere qui) che analizza il rapporto delle famiglie che possiedono un Roomba (il robottino aspirapolvere) evidenziando una tendenza all'antropomorfizzazione: i Roomba possono essere chiamati con un nome proprio, rimproverati, accarezzati, trattati insomma alla stregua di un gattino domestico. In che modo vedi l’arte convivere in questa naturale tendenza umana a portare verso di sé i robot, fino a formare rapporti sociali? Cosa affascina te e la tua arte nel rapporto tra robot e essere umano?

Credo che qualsiasi forma di affetto, cura o amore sia un ottimo esercizio per il rispetto degli altri e dell’universo, per cui lo appoggio totalmente e col cuore pieno di speranza. Nella mia visione i robot sono nuove “forme di vita”, intesa come un nuovo modo di essere “vivente”, con presupposti e necessità diverse dalle nostre ma ugualmente rispettabili. Mi affascina il modo in cui possiamo prendercene cura, le cose che possono indirettamente insegnarci di noi, leggendo tra le righe, e quanto possano, avendo caratteristiche diverse, aiutarci in imprese per noi impensabili o altamente rischiose. Nella mia arte questo si traduce con la volontà di acquisire nuove esperienze o nuove possibilità comunicative, ibridando con la macchina il corpo o lo spazio.

A Febbraio hai inaugurato il primo incontro del tuo workshop di Pratiche corporee e nuove tecnologie (qui un assaggio in video)! Congratulazioni! Ci racconti un po’ l’esperienza? Da chi e come è stata accolta? Cosa ti auguri per il futuro della ricerca nell'ambito dell'arte e le nuove tecnologie in Italia?

Grazie! È stato incredibile, erano presenti persone di ogni età e professione, da attori e danzatori a insegnanti e impiegati, provenienti da diverse regioni. Ci sono stati tanti momenti in cui la gente si è emozionata nelle esplorazioni che proponevo, e vedere i partecipanti creare relazioni tra di loro ed emozionarsi con la tecnologia è stato intenso: era ciò cui aspiravo e non avrei mai pensato sarebbe accaduto nella prima sessione!

Nonostante fosse poco chiaro a tutti cosa aspettarsi dal workshop, perché era una cosa completamente nuova e di conseguenza difficile da immaginare, ho avuto la fortuna di avere un sacco di persone a darmi fiducia e anche a sostenermi, come chi mi ha assistita nei due giorni e nella preparazione (Giacomo Spaconi, Riccardo Galdenzi e Giangiacomo Gallo), chi si è occupato delle foto e dei video (Marco Cisamolo e Francesco Travaglia) e chi ci ha offerto lo spazio, Binario F, uno spazio di Meta a Roma, che ha subito sostenuto il progetto. In più, dopo il workshop, la famiglia del Creative Movement Hacking - CMH (il nome del metodo che sto piano piano costruendo, argomento del workshop) si è allargata, e molte persone hanno deciso di partecipare e aiutarmi a migliorarlo, ognuno con le sue competenze.

"Per quanto riguarda la ricerca su arte e nuove tecnologie in Italia, mi auguro intanto che esista fino in fondo."

Sono pochissimi i posti che se ne occupano a livello accademico e in modo ufficiale, ma soprattutto ci sono ancora molti limiti burocratici e pregiudizi che tengono separati i settori accademici e scientifici da quelli AFAM, perché la multidisciplinarietà è ancora solo una “parola accessorio” in Italia. Sono molto contenta che esistano centri di Digital Humanities, come Casa Paganini InfoMus a Genova (e non solo!) con cui collaboro da tanto tempo, che si stanno muovendo in una direzione coraggiosa da tanto, e stanno contribuendo allo sviluppo di una ricerca che integri in modo efficace le conoscenze umanistiche e scientifiche.

"Allo stesso modo sono contenta che sempre più ambiti artistici si stiano interessando alla possibilità di aprire canali di comunicazione col mondo scientifico in modo approfondito e continuativo."

In questo lavoro di creazione di legami non sporadici tra settori diversificati, gli artisti multidisciplinari e gli enti creativi (compagnie, centri di produzione, associazioni) svolgeranno un ruolo fondamentale. Io nel mio piccolo cerco di fare tanta divulgazione e spero di contribuire a portare la tecnologia in sala, come tool di formazione e supporto al performer e alla persona.

Qualche articolo fa, qui nel blog CHRONES., cercavamo di tracciare le origini del Metaverso, riportando le definizioni che gli attuali big player del settore ne danno. Ci regaleresti una tua definizione personale di Metaverso e del perché lo trovi un ambito di ricerca in cui investire?

Tosto definirlo in questo momento! Sicuramente il Metaverso come ce lo si immagina ancora non esiste: per ora sono tante piattaforme separate in cui si possono fare tante cose interessanti. Per me il Metaverso è una piattaforma sociale e immersiva in cui la gente può interagire con gli altri e con l’ambiente e svolgere attività, ludiche o lavorative che siano. Ad oggi le piattaforme sono tante, spero in una standardizzazione che nel tempo ci porti a un ambiente unico, come un grande WWW immersivo. Ad oggi però lo vedo ancora come un traguardo distante.

E infine mi piacerebbe chiudere con un altro gioco. Se potessi collaborare con un* altr* artist* (in vita o meno) nel campo delle nuove tecnologie, chi sarebbe e perché? Cosa creereste insieme?

Uh mamma, questa è complessa, più del GDR (mi sa che non ho un talento per i giochi ahah). Non più in vita non ho dubbi, Merce Cunningham e Rudolf Laban: sono i miei idoli, tutto quello che creo, anche inconsciamente, origina da elementi che ho imparato studiando loro, per cui collaborarci sarebbe pazzesco! In vita ci sono molti artisti che trovo interessanti, penso ad Alexander Whitley o Blanca Li, che stimo da morire. Extra - mondo danza adorerei lavorare con Anyma, per coreografare i corpi virtuali dei suoi concerti, e Ines Alpha, una media artist specializzata in AR: impazzirei a trackare sui danzatori i suoi body painting virtuali interattivi.

In foto, la performance Membrana Catartica di Cora Casparotti in collaborazione con OSC Innovation.

Crediti del ritratto di Cora: Giacomo Spaconi

Proofreading a cura di Francesco Cecchi Aglietti

Cora Gasparotti

Cora gasparotti LOVE DANCE AND ROBOTS interview shot by giacomo spaconi

Danzatrice, coreografa, ricercatrice (e orgogliosa mamy di 3 robottini), la sua ricerca la porta a sperimentare con le nuove tecnologie per ripensare la danza in campo educativo, creativo e performativo. Dopo la formazione accademica in danza classica e contemporanea si innamora delle Digital Humanities, che coltiva parallelamente alla sua attività artistica collaborando con il Centro Casa Paganini InfoMus di Genova. Dal 2022 viaggia in giro per il mondo conosciuto e per il Metaverso danzando e promuovendo la convivenza uomo-macchina, il binomio arte-scienza e la Tech-Positivity.

Carla Andolina

Carla Andolina CHRONES. COO About us
10 Aprile 2024

Da Il Signore degli Anelli a Evangelion e Ace Attorney, ha imparato che il giusto team fa la differenza! Creare esperienze magiche e network duraturi è la sua mission: unire talenti da ambiti inaspettati per fare in modo che 1+1 sia uguale a 3! Dalla recitazione passa alla danza contemporanea e al social media management: non c’è un modo giusto di dire le cose, solo il più utile! Da più di 3 anni è un fante di SEPHIROT® e ora organizza le spedizioni in avanguardia CHRONES.! Allons-y!

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LOVE, DANCE AND ROBOTS | Intervista a Cora Gasparotti

CHRONversazioni su arte ed emerging technologies con l* artist* che creano sul campo!

Potere High Tech

5

Senso di community

4

Volontà di Storytelling

2

Agilità in Gamification

1

Spirito Futuristico

4

Queste sono le caratteristiche di questo articolo. Come ogni GDR che si rispetti, ti indicheranno cosa aspettarti dalla lettura, da 1 a 5!

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